Il quadro normativo comunitario e nazionale sugli imballaggi presenta molte criticità che rischiano di impattare in modo significativo su filiere strategiche come quella del florovivaismo. I vasi per piante e fiori sono stati inseriti, nell’allegato alla proposta di nuovo regolamento europeo, sia nella parte relativa a ciò che deve essere considerato imballaggio, sia in quella di ciò che non dovrebbe essere definito come tale. Questa doppia formulazione non facilita la comprensione e un’univoca interpretazione, rischiando di generare criticità gestionali, danni economici e l’apertura di spiacevoli percorsi giudiziali tra le diverse parti coinvolte (imprese, consorzi, comuni).
Una zona d’ombra che non sarebbe stato difficile sgomberare da qualsiasi dubbio, dato che i “vasi in plastica per fiori/piante” non possono, per logica e parametri oggettivi, rientrare nella definizione di imballaggio, non essendo esclusivamente orientati al “trasporto” e alla “commercializzazione” dei prodotti, ma piuttosto rappresentano elementi imprescindibili per lo sviluppo e la crescita delle piante, sia in fase di produzione sia nelle fasi successive, e come tali dovrebbero essere considerati “mezzi di produzione” esentati da ogni contribuzione relativa alla necessità di coprire i costi per la loro raccolta urbana. Per tutti questi motivi è auspicabile che il ministero per l’Ambiente intervenga in seno al Consiglio UE per verificare eventuali margini di azione, in modo che nel testo del regolamento i vasi compaiano solo nell’elenco dei “non imballaggi”.
Se tale percorso non sarà praticabile, occorrerà quantomeno fornire univoche interpretazioni negli atti delegati che dovranno essere adottati. Parallelamente, potrebbe essere opportuno sollecitare una nota ufficiale in tale direzione alla Corte di giustizia dell’Unione europea, l’istituzione competente a fornire un’interpretazione autentica del diritto dell’Unione.
Considerando che il regolamento, una volta pubblicato in GU, non entrerà in vigore prima del 2026, è altrettanto auspicabile che il nostro Paese definisca la linea da seguire, in attesa che le disposizioni comunitarie diventino direttamente applicabili. Solo un provvedimento di questo tipo potrà definire in modo inequivoca-bile competenze, responsabilità e coperture dei costi di gestione, raccolta e smaltimento di tali materiali. Un passaggio ritenuto fondamentale anche dallo stesso Consorzio Conai, che, come richiesto espressamente da Confagricoltura, nona caso ha voluto assumere, nel suo ultimo cda, la decisione di prorogare fino al 28 febbraio 2025la sospensione degli effetti della circolare del14 dicembre 2023 con la quale era stata decisa l’applicazione del Contributo ambientale Conai -CAC anche sui vasi in plastica per fiori e piante. Ciò al fine di evitare che per un breve lasso di tempo sia applicato il contributo ambientale alle imprese florovivaistiche, a fronte di un quadro normativo che potrebbe poi determinare l’illegittimità di tale applicazione.